Media digitali: non-tempo e non-luogo


Se nell’era della cultura alfabetica per mantenere visibilità sul mercato bisognava correre, ora, nell’era della cultura digitale bisogna andare ancora più veloci.

I media digitali, sono entrati dentro le pratiche quotidiane della nostra vita. Strumenti sempre più piccoli, leggeri e sempre più potenti, sono molto diversi dai media del nostro recente passato. Viviamo un mutamento epocale in cui cambiano le strutture relazionali, il lavoro, lo studio e la didattica; in cui la virtualizzazione delle dimensioni del tempo, dello spazio e dell’identità diventano elementi chiave di una riflessione che spinge a tracciare le linee guida di una vera e propria rivoluzione.

L’indipendenza spazio/temporale e l’emancipazione dalle forme tradizionali di interazione cambia le modalità di fruizione dei media.

Non occorre trovarsi in uno spazio determinato per essere raggiunti, perché l’accesso alla comunicazione si svincola dal luogo e ti segue dappertutto.

L’incontro tra internet e la telefonia mobile materializza la possibilità della connessione da qualsiasi punto e della reperibilità totale. Un fenomeno ‘always on’ che ha prodotto un nuovo stile di vita.

La portabilità e la connessione hanno permesso ai media digitali di colonizzare il nostro tempo libero, il nostro non-tempo. Un non-tempo, per analogia con il non-luogo[1] di Marc Augè (direttore della “École des hautes études en sciences sociales” di Parigi), è un tempo non finalizzato a nulla di specifico. Sono non-tempi, ad esempio, i tempi impiegati in uno spostamento, i tempi di attesa alla fermata dell’autobus, i tempi che si potevano occupare leggendo, conversando e comunque tutti i ritagli di tempo non produttivi; tempi che oggi grazie alla presenza diffusa dei media si spendono cercando compulsivamente qualcosa da fare in internet, messaggiando o videogiocando. Iper-connessi, viviamo ormai una situazione di iper-stimolazione, in cui il confine tra reale e virtuale, tra la “Rete” e “vita” è sempre più sottile. Possiamo parlare di “virtualità reale”, di una realtà prolungata oltre i limiti dello spazio e del tempo.

Diventa sempre più labile la distinzione tra tempo/spazio reale e tempo/spazio virtuale. Il tempo reale è la simultaneità, l’assenza di ritardo; il tempo virtuale è accelerazione o rallentamento di eventi rispetto alla loro durata normale.

“Siamo diventati consumatori di tempo per guadagnare lo spazio, ma per esercitare il controllo sullo spazio abbiamo rinunciato al controllo sul tempo” (Heschel, Il sabato, 2001).

Nella dipendenza della rapidità d’operazione dei nostri strumenti digitali viviamo a velocità nuove in cui la nostra relazione con lo spazio e con la dimensione del tempo è completamente trasformata.

Con questo segnale di modalità diversa di gestione del tempo e dello spazio, si aprono le porte a una grande sfida piena di responsabilità. Una sfida per cui è necessario prendere atto di come si siano ormai trasformate le modalità di fruizione dei media e delle conseguenze che hanno sulla vita reale.

Ci troviamo di fronte al collasso della separazione dei contesti di vita: la rete oltrepassa i confini della vita reale e il concetto di pubblico e privato sfumano l’uno nell’altro.

[1] I non-luoghi sono quegli spazi della circolazione, del consumo e della comunicazione che si stanno diffondendo e moltiplicando su tutta la superficie del pianeta. Sono spazi di comunicazione e di circolazione a scala planetaria che si pongono come luoghi di una nuova identità, sempre più modellati secondo le forme imposte dai processi di globalizzazione.

 

[Stefania Giuseppetti per AZ Franchising]