Fake news e fake true


Nell’era dei social un abile comunicatore sembra contare più di uno scienziato mentre il confine tra comunicazione e informazione è sempre più labile.

Chi informa dovrebbe raccontare un fatto dopo averne verificato tutti gli elementi ma spesso, per esigenze di tempo o per convenienza, trascura l’etica giornalistica e, seguendo le regole della comunicazione, ricerca il consenso selezionando gli elementi che servono allo scopo.

Come ci siamo arrivati? Ci si può difendere dalle notizie false, dalle cosiddette fake news, e dalle mezze verità? E noi lettori e utenti, siamo solo vittime o anche un po’ complici?

La storia insegna che le notizie false sono sempre esistite. Infatti, l’informazione è stata spesso manipolata per difendere e diffondere idee.

Come le “pasquinate”, i sonetti appesi di notte sulle statue di Roma, espressione non solo di malcontento popolare ma anche oggetto di maldicenze contro avversari scomodi per favorire qualcuno alla scalata al potere, specialmente durante i conclavi per influenzare l’elezione del nuovo papa. Oppure, i canard, i nostri volantini, distribuiti a Parigi verso la fine del Quattrocento, che annunciavano notizie spesso ingannevoli, come ad esempio i pettegolezzi, i miracoli e altro ancora.

E poi le campagne “bufale” costruite dal ministero della propaganda del Terzo Reich per dirigere il consenso dell’opinione pubblica.

Nello scenario attuale, molto è cambiato rispetto al passato e, attraverso la “rete”, chiunque può accedere alle fonti di informazione per crearne una sua, mimetizzata e plausibile, con bassi costi e alte potenzialità di distribuzione.

Queste caratteristiche, se da un lato hanno contribuito a migliorare in modo significativo la qualità dell’informazione stessa, dall’altro hanno anche aperto nuovi spazi per chi invece persegue obiettivi diversi. In questo caso chi le confeziona è pienamente consapevole della loro falsità: attraverso il web le rende pubbliche e sfruttando i social network le diffonde a scopi propagandistici in contesti politici ed elettorali, oppure le diffonde per generare facili profitti pubblicitari. Proprio come aveva confessato al Washington Post Paul Horner (5 novembre 1978 – 18 settembre 2017), noto autore di notizie “verosimili” e capziose, che era convinto di aver fatto vincere Donald Trump alle elezioni presidenziali negli Stati Uniti d’America del 2016, mentre il suo conto in banca cresceva di 10 mila dollari al mese.

I social network, con la loro crescita esponenziale, sono ormai diventati il principale strumento di divulgazione. Se più informazione equivale a più conoscenza, con l’infinita quantità di notizie – spesso false, pettinate o parzialmente corrette – che ci circonda diventa ragionevole domandarci se davvero siamo più informati.

La causa principale della diffusione di fake news è proprio la disinformazione. Le persone non vedono l’ora di trovare conferme ai propri pregiudizi e allora interagiscono con la bufala senza nemmeno leggere l’articolo, né tantomeno verificarne le fonti. Gli appelli a emozioni e convinzioni personali, sono sicuramente più influenti nel formare l’opinione pubblica rispetto ai fatti oggettivi e accertati.

A tale proposito Papa Francesco, in occasione della 52ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali celebrata lo scorso maggio, ha dedicato la sua riflessione al tema della verità e al fenomeno delle “false notizie”. Con un versetto tratto dal Vangelo di Giovanni “La verità vi farà liberi” come titolo e come sottotitolo “Fake news e giornalismo di pace” Bergoglio ha initolato il suo messaggio. “Il dramma della disinformazione è lo screditamento dell’altro, la sua rappresentazione come nemico, fino a una demonizzazione che può fomentare conflitti. Le notizie false rivelano così la presenza di atteggiamenti al tempo stesso intolleranti e ipersensibili, con il solo esito che l’arroganza e l’odio rischiano di dilagare. A ciò conduce, in ultima analisi, la falsità”. La prima fake news, è quella del “serpente astuto”, padre della menzogna, di cui ci parla la Genesi, che “portò alle tragiche conseguenze del peccato, concretizzatesi poi nel primo fratricidio e in altre innumerevoli forme di male contro Dio, il prossimo, la società e il creato”; come “una strisciante e pericolosa seduzione che si fa strada nel cuore dell’uomo con argomentazioni false e allettanti”.

Ma fa più danno una palese fake news o una fake true (la falsa verità)? La fake true è un’informazioni corretta su fatti reali ma se diffusa in martellante sequenza, produce, una percezione distorta del fenomeno e quindi una verità ingannevole, con rilevanti conseguenze sociali e politiche. I fatti, sotto ai riflettori dei media, si proiettano sullo schermo della comunicazione sociale come enormi ombre cinesi, suscitando ansie e allarmismi. Diversi dibattiti, quello sui vaccini in primis, hanno messo in evidenza come questa concezione del “reale” riguardi anche e soprattutto la scienza. In un momento in cui la verità viene posta in secondo piano, le implicazioni in questo campo possono causare danni molto seri per le persone e per la società.

 

[Stefania Giuseppetti per AZ Franchising]