L’assistente vocale


Con i ritmi sempre più caotici e veloci ai quali siamo sottoposti, qualsiasi tecnologia utile ad abbassare il nostro livello di stress e a farci diventare più efficaci e multitasking, rappresenta uno strumento essenziale per ottimizzare il poco tempo che abbiamo a disposizione e migliorare la nostra vita.

Dal momento che si può parlare fino a quattro volte più veloce rispetto allo scrivere, e che sarà sempre più facile e di uso quotidiano conversare con intelligenze artificiali, che permettono di fare altro mentre si assegna una richiesta, le interazioni con i dispositivi basati sulla voce umana sono destinate a crescere.

Assistenti digitali come Siri, Google Assistant, Alexa, Bixby, attraverso gli smartphone sono entrati nelle nostre vite in punta di piedi e oggi, prodotti come Echo Dot di Amazon o Google Home, vivono nelle nostre case e rispondono ai nostri comandi vocali controllando dispositivi casalinghi e sistemi collegati.

Così, con la diffusione degli “assistenti digitali” la nostra quotidianità è destinata ancora a cambiare e, di conseguenza, il marketing deve prepararsi ad affrontarla e le aziende devono riuscire ad adeguarsi a questa rivoluzione.

Secondo un sondaggio effettuato da Global Web Index – condotto su un campione di 109,780 individui appartenenti a fasce d’età tra i 16 e i 34 anni, provenienti da 42 paesi in tutto il mondo (tra cui l’Italia) – il 27% degli utenti della rete a livello globale utilizza la ricerca vocale sui propri dispositivi.

Dalla impostazione della sveglia alle domande sul meteo, dalla richiesta di indicazioni stradali al controllo del traffico, dai risultati sportivi alle notizie, dalle consegne a domicilio alle più disparate ricerche online: in breve, dall’intrattenimento all’utilità, gli assistenti vocali sono sempre pronti a rispondere a qualsiasi richiesta e vengono utilizzati per qualunque forma di aiuto.

La profilazione dell’utente diventa sempre più approfondita: i suoi gusti, le sue abitudini, le sue scelte e le sue passioni, fino a considerare aspetti come l’umore o le sue esigenze in un particolare momento, non saranno un mistero per le aziende.

Tutto ciò contribuisce a rivoluzionare il rapporto con il cliente, attraverso la costruzione di un dialogo iper-personalizzato per soddisfare le sue esigenze.

thinkwithgoogle.com propone un valido esempio di come i brand potrebbero interagire con i clienti e le loro richieste, utilizzando un assistente digitale.

Utente: “Ok Google, qual è la migliore marca di scarpe da corsa?”

Assistente Google: “Ottima domanda. Le stai cercando per te, per Simona o per i bambini?”

Utente: “Per me.”

Assistente Google: “In base ai percorsi dei tuoi allenamenti, sembra che tu preferisca correre in mezzo alla natura e non sull’asfalto. È così, no?”

Utente: “Sì, in genere corro nel parco.”

Assistente Google: “In base a valutazioni, recensioni e acquisti, ecco le tre marche che fanno per te. Vuoi acquistare online o in negozio?”

Utente: “Vorrei andare in un negozio oggi.”

Assistente Google: “Ok, c’è un negozio di articoli sportivi in via Roma che vende queste scarpe e che ne ha diverse paia disponibili del tuo numero. Vuoi che chieda al negozio di metterle da parte?”

Utente: “Sì. Ci faccio un salto oggi pomeriggio.”

Assistente Google: “Lo inserisco nell’elenco delle cose da fare e te lo ricorderò quando sarai in centro.”

Il sogno dei brand manager di conoscere uno per uno il proprio target si è avverato. Oggi è davvero possibile interagire con la voce umana one-to-one davvero fino in fondo.

Ma che tipo di voce è quella che ci risponde?

Troppo spesso si tratta di voci femminili che possono dare l’idea che le donne abbiano un ruolo subordinato.

Pertanto l’Unesco – Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura – in collaborazione con il network creativo anglo-americano Virtue Worldwide e la ricercatrice danese Anna Jorgensen che, unendo le forze, hanno creato una voce artificiale che va oltre ogni tipo di stereotipo. “Q” è il primo assistente vocale gender neutrale, nato dalle di 22 transgender, insieme a quelle di persone che si identificano come donne, uomini, o non binarie.

Un abito un po’ troppo stretto quello degli stereotipi in un panorama che dimostra uno spostamento degli interessi specifici per genere, in cui il marketing, oltre a considerare uomini e donne come due gruppi distinti, deve anche tenere conto di tali variazioni di interesse e cambio di ruoli all’interno della società.

 

[Stefania Giuseppetti per AZ Franchising]