L’inchiostro elettronico


Di giornale elettronico se ne sente parlare da oltre dodici anni. Da quando, fra il 1998 e il 1999, dall’altra parte dell’Atlantico, Joe Jacobson inventa l’inchiostro elettronico. Lui della sua idea ne era convinto e, dopo qualche mese, anche Nicholas Negroponte, presidente del Medialab di Cambridge Massachusetts, iniziò a crederci.
Nacque, così, il consorzio di ricerca “News in the Future”, in cui anche il Gruppo Espresso decise di investire e “Fishwrap” (cartoccio del pesce) era il nome del progetto.
Nel 2002 nel film Minority Report il foglio che in metropolitana fa il download continuo delle informazioni era fantascienza. Pochi anni dopo, nel 2006, otto anni dalla prima demo, ecco un prodotto che in quella idea ebbe i suoi inizi: l’iLiad. Con lo schermo grande solo 12×16 cm e con un peso di appena 300 grammi, “la Repubblica” lo distribuì a un campione di 300 lettori.
ILiad, come un portatile, era in grado di gestire una gradazione di 16 tonalità di grigio, permettendo una visione perfetta anche alla luce del giorno e si poteva leggere ovunque, bastava collegarsi ad Internet in wi-fi o via cavo. Premendo un bottone sullo schermo appariva l’edizione completa del giornale ed era possibile connettersi più di una volta al giorno per scaricare eventuali aggiornamenti. Le pagine potevano essere sfogliate alla velocità desiderata ed era possibile cliccare sui link che più interessavano per visualizzarne l’articolo desiderato.
Nuovi giornali, dunque, e non versioni elettroniche di quelli cartacei. Giornali, tra l’altro, che anche da chiusi possono continuare ad essere presenti. Una vera e propria rivoluzione, paragonabile al passaggio dal testo manoscritto, alla stampa con i caratteri mobili di Gutenberg.
Dichiarava Jacobson: “Ci sono cose che oggi i libri non permettono, non foss’altro che un singolo volume contiene un solo libro. Con l’inchiostro elettronico sarà possibile avere tutti i libri del mondo in un solo volume. Sì, perché con un semplice cavo, o un’antenna, sarà possibile, premendo un tasto, aggiornare il contenuto del libro o del giornale, senza cambiare l’oggetto che si ha tra le mani”.
Sono trascorsi solo quattro anni ed ecco che ci siamo. Tra gli altri, è arrivato prima il Kindle di Amazon, basato proprio sulla tecnologia e-ink, e poi l’iPad di Apple.
Il modo di fruizione dell’informazione è destinato, quindi, ancora una volta a cambiare. La sfida è quella di separare le informazioni dal computer per renderle portabili. Cresce, così, l’idea del giornale che non scade mai, che tiene il passo del tempo e cammina con il suo lettore o operatore. L’idea del giornale elettronico come luogo virtuale, dove, in abbonamento, l’utente può accede a quelle notizie di nicchia, servizi e approfondimenti di elevato contenuto informativo che non troverebbero spazio nel giornale tradizionale. Un giornale tempestivo, interattivo e innegabilmente personale. Un “Daily Me” a tutti gli effetti, fatto su misura per ogni lettore con i contenuti personalizzati per un’offerta sempre più on demand.
La novità non sta solo nell’interattività, ma nella possibilità di scegliere i contenuti sui quali spendere il proprio tempo.
Si parla di piani di abbonamento che prevedono la condivisione di alcune informazioni personali con gli editori. Non più profili generici dei lettori, ma profili dettagliati. Gli editori si ritroverebbero in mano un’importante carta da giocare nel mercato della pubblicità a pagamento, con numerosi inserzionisti pronti a sfruttare tali informazioni per ottimizzare le proprie campagne pubblicitarie. Gli spazi pubblicitari, facendo leva sulle possibilità di personalizzazione, acquisteranno valore e la pubblicità sarà finalmente per mirata su necessità e gusti reali. Il concetto di “one to one” si perfeziona e ogni lettore sarà raggiunto finalmente da messaggi ad alto impatto emotivo realizzati apposta per lui.
E poi niente più costi di stampa, niente costi di magazzino, niente costi di distribuzione e possibile vendita diretta ai lettori.
E il vantaggio per il lettore, che è poi quello che determinerà modi e tempi della rivoluzione elettronica, significa prezzi più bassi, supporti più leggeri e maneggevoli, comodità di scelta, caratteri regolabili in dimensione.
Nonostante la stratificazione della carta stampata è tale per cui sopravviveranno a lungo fette di consumatori tradizionali, è comunque evidente che anche i giornali partecipano ormai, sia da un punto di vista economico e industriale, sia da un punto di vista culturale e sociale, alla nascita del nuovo ecosistema dell’informazione.

[Stefania Giuseppetti per AZ Franchising]