Tecnologia e mentalità tecnologica


L’introduzione e l’estensione delle tecniche informatiche e telematiche ha prodotto una vera rivoluzione in tutti i settori, dall’economia alla politica, alla cultura e ha avuto ogni volta conseguenze profonde sulla società. Per le imprese è stata un’occasione per aumentare la propria competitività, attraverso la creazione di nuovi prodotti, nuovi processi e nuove modalità di organizzazione.
Per fare progressi, però, non basta avere la disponibilità fisica di tecnologica, non basta installare e mettere in funzione nuovi componenti o implementare quelli già esistenti. I progressi si fanno cambiando le persone. Attraverso la comunicazione, investita di finalità formative oltre che promozionali, diventa necessario trasmettere il concetto che la tecnologia non è uno strumento passivo, ma è un sistema al quale si contribuisce.
Fino a qualche anno fa, ad esempio, quando la pubblica amministrazione non rispondeva al telefono, non è bastato aumentare il numero degli apparecchi telefonici negli uffici perché lo facesse, ma si è dovuto cambiare la mentalità degli impiegati.
Oltre ad implementare l’utilizzo delle tecnologie, occorre quindi diffondere una nuova mentalità, un’educazione che oltre a trasmettere le competenze specifiche necessarie, sia in grado di promuovere nuove forme di organizzazione del pensiero, di comunicazione e collaborazione interpersonale.
“[…] ogni nuova tecnologia cambia l’intero ambiente umano […]”, sostiene il sociologo canadese Herbert Marshall McLuhan.
Così, come la tecnologia non accenna ad arrestare la propria evoluzione, siamo chiamati a fronteggiare quotidianamente, fenomeni nuovi che coinvolgono sia i singoli individui che la collettività nel suo insieme.
Aumentano le interconnessioni: lo spazio fisico diventa irrilevante e il tempo assume caratteristiche differenti; nascono nuovi modi di leggere il presente e nuovi strumenti per programmare lo sviluppo del futuro.
Non è possibile sottovalutare l’impatto di Internet sulla vita dei cittadini e delle imprese e neppure prescindere da una riflessione sulla responsabilità di chi adopera le nuove tecnologie e sulla necessità di un’educazione al loro uso. E’ necessario stimolare la creatività e la capacità di generare nuove idee, integrare competenze facenti capo ad aree e discipline eterogenee, aumentare la flessibilità dell’organizzazione interna per l’innovazione e ampliare la base di competenze dell’impresa.
Le risorse economiche di base non sono più l’unico il capitale finanziario; queste lasciano il posto ai saperi, alla creatività, alle relazioni e a tutto ciò che viene definito capitale umano e intellettuale. Sono le risorse umane che costituiscono un vero e proprio capitale per l’azienda.
Significativo è il messaggio di Kofi Annan nel 2003, allora segretario dell’ONU, sulle nuove tecnologie e il loro utilizzo, considerate un mezzo per rivoluzionare anche nei paesi più poveri i processi amministrativi e finanziari, per agevolare lo sviluppo delle imprese e delle società. “Dal commercio alla medicina online, dall’educazione alla tutela dell’ambiente, abbiamo nelle nostre mani, nei nostri computer e nel cielo che ci sovrasta la possibilità di migliorare il livello di vita di milioni di persone […] Non possiamo sperare che la tecnologia sia in grado di risolvere i mali del mondo, ora però disponiamo di strumenti strategici per migliorare la nostra società, usiamoli”.

[Stefania Giuseppetti per AZ Franchising]